Un lungo corridoio, al centro tanti studenti che consultano volumi e imparano lezioni di Medicina. Un’atmosfera bella, che mette allegria e speranza nel futuro. Sicuramente non usuale. Siamo nel cuore della seconda università della Campania, la Vanvitelli. E si vede.

Il cammino che conduce all’ingresso del Museo di Anatomia Patologica è affascinante. 

Un’altra porta, in fondo al corridoio di studi e aule. mette i visitatori di fronte a uno scenario sorprendente:  teche con reperti eccezionali, illuminati come all’inizio del ‘900, un campionario che mostra senza veli e con rigore scientifico il progresso dell’Uomo in campo medico. Conoscenza e sapere risvegliano ammirazione per quelle menti eccelse che hanno saputo offrire solide basi chirurgiche e di cura a tutti noi. 

La vostra prima impressione non è affatto sbagliata: questa visita sarà davvero diversa da tutte quelle fatte e da fare a Napoli. 

Benvenuti nella sezione di Anatomia che raccoglie una collezione di pezzi anatomici unici sia per numero che per tecniche di preparazione e modalità di conservazione. 

I reperti imperdibili

Il percorso museale va fatto con attenzione, osservando numerosi particolari nelle vetrine che custodiscono autentiche meraviglie. Qui i pezzi sono originali, cioè risalgono all’epoca in cui furono realizzati studi e osservazioni: il che rende ancora più preziosa l’intera collezione anatomica. 

Gli arti mummificati dal Marini

Meglio conosciuti come “le pietrificazioni del Marini”, questi reperti evocano particolari suggestioni. Lo scienziato Efisio Marini nella seconda metà dell’800 elabora infatti un metodo di mummificazione e pietrificazione di parti organiche che consente di mantenere flessibilità e colore naturale grazie ad una miscela di sali metallici di sua invenzione. 

Nella prima parte della collezione si ammirano arti superiori ma con una mummificazione primordiale, mentre la seconda parte è costituita dalle pietrificazioni degli arti superiori, inferiori e una testa di una giovane fanciulla. Per la singolare bellezza, spicca un tavolino il cui piano è formato da un impasto di sangue, cervello, fegato, bile, polmoni ove, al centro, è adagiata una bellissima mano di giovane donna che Marini aveva presentato alla prima Expo di Parigi.  

I crani della Vicaria

La sezione dei crani antichi è ricca di numerosi esemplari datati dal I sec. a.C. fino all' 800. 

La prima serie appartiene alle popolazioni delle campagne del Sarno e fu in una tomba. 

La seconda è venuta alla luce nelle zone archeologiche di Pompei ed Ercolano, anche grazie alla collaborazione del museo antropologico di Atene, dove si studiano tutt’oggi. 

Poi ci sono i crani delle popolazioni autoctone che abitavano la zona di Pontecagnano: provengono da uno scavo degli  anni Settanta.

Infine quattro crani di malavitosi giustiziati nell'aprile del 1800 nel Tribunale della Vicaria: su essi si leggono i segni degli studi di frenologia forense, effettuati dal professore Giovan Battista Miraglia.

I preparati in immersione

La prima cosa da dire è che tutti i reperti di questa parte di collezione sono immersi in liquidi all’interno di teche di vetro originali dell’epoca, il che rende molto complicate le operazioni di restauro ma anche di mantenimento delle proprietà organolettiche. 

Si osservano dissezioni in formalina o in alcool di parti del corpo umano, sia di soggetti adulti che in corso di sviluppo. Ma anche dissezioni di teste che mostrano le strutture encefaliche e i loro rivestimenti e le diramazioni più periferiche di alcuni dei nervi cranici, mascellari e mandibolari.

Poi gruppi muscolari, e articolazioni del gomito, del ginocchio, della mano e del piede. Tronchi privati della parte anteriore che mostrano regioni di particolare interesse didattico, come il tragitto inguinale.

In altre vetrine sono esposti cuori, parti dell'albero bronchiale e del tubo digerente, organi della pelvi sia maschili che femminili.  

Le tavole anatomiche

Il Museo raccoglie anche una parte dell'antico fondo librario dall'Istituto di Anatomia. Ovvero numerosi trattati stampati tra il XV e il XIX secolo, che sono la testimonianza degli strumenti bibliografici a disposizione dei maestri e degli studenti nelle varie epoche.

Un resoconto fedele delle conoscenze anatomiche e mediche del passato. I volumi sono una preziosa traccia per quanti si interessano di individuare il percorso formativo degli studenti e l'esperienza didattica dei docenti che si sono susseguiti alla cattedra di Anatomia.